La Notte Dell'ascensione
Sohbet di Osman Nuri Topbaş Efendi, per la Notte dell’Ascensione al Cielo del Profeta (s.a.w.s.). (21 marzo 2020).
Molto venerabili fratelli!
Che la nostra Notte dell’Ascensione sia benefica e benedetta per la nostra religione, la nostra Patria, il nostro popolo e tutta la Comunità di Muhammad.
Che Allah, Maestà del Vero, ci preservi da tutti i mali – esteriori e interiori - inshâ’Allâh. E che questo giorno, benedetto e prezioso, sia occasione per la Retta Guida dell'umanità, inshâ’Allâh.
Ecco; ci sono due notti benedette: la Notte dell’Ascensione e quella del Destino. Fra tutti i Profeti, esse riguardano solo il nostro. In queste notti l’amore di Allah – Maestà del Vero – per il Suo Inviato, nostro Signore, mostra quanto siano grandi il suo pregio e valore agli occhi di Dio.
Infatti il Rasûl Allâh (che la preghiera e la Pace di Allah siano su di lui.) è il Suo Prediletto (Habîb).
Allah – Maestà del Vero - gli ha detto nel Corano: “Giuro sulla tua vita, [oh Muhammad] …"[1]. Allah non ha giurato mai sulla vita di nessun Profeta. Lo ha fatto solo su quella del Suo Inviato, nostro Signore, e questo mostra quanto grande sia il suo pregio e valore ai Suoi occhi.
Inoltre, Allah lo saluta. Nel Corano, Egli afferma:
“In verità Allah e i Suoi angeli salutano il Profeta. O voi che credete salutatelo e invocate su di lui la Pace, in perfetta sottomissione”).[2]
Sempre nella stessa Sura, all’aya 21, Egli dice:
“In verità avete nel Messaggero di Allah un bell'esempio (cioè una personalità, un carattere esemplari) - per voi, per chi spera in Dio e nell’Aldilà, e ricorda frequentemente il suo Signore”.
Dopo aver compreso il valore che l’Inviato ha di fronte a Dio, anche noi dobbiamo cercare di acquisire le sue doti in ogni campo della nostra vita, come i riti religiosi, il comportamento, l’esercizio dei diritti e dei doveri, etc. Giacché più somigliamo al Profeta nostro Signore, più ci avviciniamo a Dio.
Allah, Maestà del Vero, ci ha donato una grandissima benedizione, chiamandoci a far parte della Comunità del Profeta più grande, senza chiederci nulla in cambio. Per contro però, noi abbiamo una responsabilità. Allah afferma nel Corano: “ ثُمَّ لَتُسْئَلُنَّ يَوْمَئِذٍ عَنِ النَّعِيمِ (Infine in quel Giorno, sarete interrogati sulla vostra gioia di prima)”[3].
Il nostro Profeta ama molto la sua Comunità. Egli afferma che Allah è: "Il Benevolente, Il Misericordioso" (Al-Ra’ûf, Al-Rahim). Questa “Benevolenza” e questa “Misericordia”, questo vertice dei Nomi divini è riservato solo al Profeta, nostro Signore.
Dice infatti il Corano: “Ora vi è giunto un Profeta scelto tra voi, al quale è gravosa la pena che soffrite (ben oltre, cioè, l’amore di una madre o di un padre). Egli brama il vostro bene, è molto dolce e misericordioso verso i credenti”.[4] (At-Tawba, 128).
All’inizio del versetto 164 della Sura Al-Imrân Allah, Maestà del Vero, dichiara: "لَقَدْ مَنَّ اللهُ " (Allah ha colmato di grazia i credenti)”. Egli è stato la più grande benedizione che ha dato a noi, all'umanità; il dono più grande fatto alla Comunità di Muhammad. E far parte della sua Ummah è un grande dono che Allah ci ha fatto.
Nel Corano, Egli affferma:
“Uno, tra loro, che legge i versetti di Allah (chi diffonde cioè fra loro la Sua religione),
وَيُزَكِّيهِمْ’ che li purifica (purifica i loro mondi interiori, cioè, dalle passioni mondane, dai desideri che allontanano da Dio).
Un Profeta, che ha insegnato loro il Libro e e la Saggezza”.
“Ma questo Profeta لَقَدْ مَنَّ الله è una grande grazia di Allah per i credenti ... ”.[5] La grazia più grande.
Non c'è benedizione più grande di questa. Perché, nella vita di questo mondo, noi impariamo da lui. In questo mondo siamo a scuola da lui. Allah, Maestà del Vero, c'informa che il Suo Inviato, “il più bell’esempio di comportamento”, è sulla Retta Vıa e che lo siamo anche noi. Il nostro Profeta è una grande ricompensa per noi.
Che Allah ci consenta di comprendere la realtà del suo Inviato (che la benedizione e la Pace divina siano su di lui) e di vivere con la gioia di far parte della sua Comunità.
L’Ascensione (Mîraj) è un invito speciale e privato, fatto da Dio al Suo Beneamato. Un invito strettamente privato, che riguarda solo il Profeta. Perché una parte di esso rimase celata alla sua Comunità… In altre parole, non ci è stato dato di sapere altro, per quanto riguarda ciò che c’è oltre il Loto del Limite (Sidrat al-muntahâ).
“Gloria a Colui Che di notte trasportò il Suo servo dal tempio sacro al tempio remoto, del quale Noi benedicemmo il recinto, per mostrargli alcuni dei Nostri segni, (per mostrargli cioè alcuni segni della Grandezza di Allah, Maestà del Vero, e dei flussi della Sua Potenza). Allah è privo di carenze, Colui Che tutto ascolta e tutto osserva".[6].
A partire dal settimo anno dall’inizio della sua funzione profetica, a Mecca fu proclamato pubblicamente un boicottaggio contro la famiglia del Profeta e i Musulmani. Esso continuò per tre anni. La fame era tale, vennero giorni così brutti, che i lamenti dei bambini affamati cominciarono a farsi sentire anche negli altri quartieri. I Musulmani venivano spietatamente insultati, derisi... E subirono la persecuzione. La fede attraversò una prova difficile. Le angherie raggiunsero i limiti della sopportazione. L'unica ragione che spingeva i politeisti a quella persecuzione era: "Il grande annuncio ..."[7]. La notizia cioè, dell’Aldilà. Questa notizia era insopportabile per i politeisti, che si erano ridotti a idolatrare il loro “io”, poiché ne guastava il quieto vivere.
Qui citerò un solo esempio. Hind, la moglie di Abu Sufyan, diceva: “Che razza di religione è mai questa? Noi, allora, saremmo forse uguali a uno schiavo? Uno schiavo è uno schiavo; si rassegni al suo destino!”.
E quanti altri esempi come questo ...
Dopo questa persecuzione, questo periodo di oppressione durato tre anni, la cosa più grave fu la morte di Khadîja, nostra madre. Lei era stata la più grande sostenitrice e amica del Profeta. Aveva vissuto, sacrificando tutto quel che aveva: proprietà e beni, a beneficio del Profeta, nostro Signore. Quando egli uscì dalla caverna di Hira, fu lei la prima a consigliare il Profeta. Egli ha detto: “I più grandi benefici io li ho ricevuti da Khadîja”.
Khadîja, nostra madre, morì.
L’Inviato di Allah si recò poi a Taif, per portare l’Islam anche lì e dare un po’ di sollievo ai Musulmani. A Taif, però, egli fu accolto a sassate da uomini dal cuore di pietra. Perfino lì il Profeta cercò rifugio in Dio, implorandoLo così: “Oh Signore! Che Tu possa essere soddisfatto di me!”. Lo desiderava ardentemente e questa fu la sua supplica: "Oh mio Dio! Io offro a Te, mio Signore, la mia debolezza, la mia impotenza e il disprezzo della gente nei miei confronti. Oh Tu, che sei il più Misericordioso fra i misericordiosi! Se Tu non sei in collera con me, non m’importano la miseria e le disgrazie che ho sofferto. Oh mio Dio! Concedi la Retta Via alla mia gente! Loro non sanno. Oh mio Dio! Io Ti chiederò perdono, fino a quando Tu non accetterai la mia preghiera”.[8]
Quanta Misericordia: una Misericordia infinita… Egli è “Il Benevolente”, “Il Misericordioso”.
L’Inviato di Allah non si lamentò mai, in nessun momento della sua vita. Egli ha detto: “Io sono il Profeta che ha sofferto di più”.
Il Profeta era in uno stato di lode continua a Dio, gratitudine e menzione del Suo Nome. Il suo stato spirituale era di accettazione del proprio destino: egli approvava la Volontà divina nei propri confronti e Dio era soddisfatto di lui.
Il Miraj è una grande benedizione. Esso è avvenuto un anno e mezzo prima dell'Egira. Dopo le prove, le difficoltà, vengono sempre le benedizioni. Dopo le sofferenze e il dolore della missione a Taif, egli viene onorato con l’Ascensione. Dopo tante difficoltà arriva la buona novella che lo riempie di felicità. Allah ha detto: "Dopo ogni difficoltà viene un sollievo, dopo ogni difficoltà viene un sollievo".[9] Anche la vita di questo mondo è così.
"O anima ormai acquietata, ritorna al tuo Signore soddisfatta e accetta!".[10] Nella vita ci saranno salite e discese, alte e basse maree; ma il servo di Dio continuerà sempre a lodarLo, ringraziarLo e a menzionare il Suo Nome. Gli dimostrerà cioè la propria sottomissione. Affronterà le prove della servitù.
Ad esempio, l’emigrazione a Medina fu molto difficile. I Musulmani che vi parteciparono misero a repentaglio i loro averi, per necessità. Lasciarono tutto quello che avevano e misero in pericolo le loro stesse vite. Allah, Maestà del Vero, ha conferito loro onore eterno. Nel Corano, infatti, Egli ha lodato i Muhâjirûn, gli emigrati che sono entrati nell’Islam per primi e, dopo di loro, gli Ansâr, i Medinensi che li accolsero. Anche loro spesero generosamente i loro beni e le vite stesse sulla via di Dio. Nel Corano Egli parla di loro e della Comunità di Muhammad che verrà dopo, fino alla fine, come di “Coloro i quali hanno una fede sincera e li seguono”. [11]
Noi vediamo che la vita non procede sempre in linea retta; neppure allora, nell’ “Epoca delle felicità”. Di tanto in tanto, la vita ha i suoi alti e bassi. L'importante è non guastare l’equilibrio del cuore, non perdere il controllo della propria sottomissione e dell'abbandono fiducioso a Dio.
In effetti, oggi il mondo intero si trova ad affrontare un virus con le sue prove. In ogni avvenimento ci sono ragioni esteriori e interiori. Motivo apparente: un essere infinitesimale sta sfidando il mondo. C'è un ritornello popolare che dice: “La paura ha circondato le montagne". Il mondo intero ha paura. Certo, questo è un avvertimento divino. Una punizione, per alcuni, per altri …
Ai credenti pii e servitori di Dio, se si ammalano o muoiono, la Maestà divina offre la ricompensa promessa ai martiri. Questa è la ragione interiore. Riguardo a quella esteriore, l’Inviato di Allah ha parlato di “caos”. In altre parole dice che, all’approssimarsi dell’Ultimo Giorno, nella sua Comunità ci sarà una gran confusione. Non si saprà chi avrà ucciso chi e perché. [12] Per questo, oggi, viviamo in una gran confusione: chi ha ucciso chi e perché, Musulmani che colpiscono altri Musulmani... D'altra parte l'aumento dell’indecenza in pubblico, il ricorso all'interesse, la corruzione e, soprattutto, l'oblio della castità. Non solo ma, con essa, si è dimenticato anche l’Aldilà. Infatti: “اَلْحَيَاءُ مِنَ الْأِيمَانِ” (Il pudore nasce dalla fede).[13]
Quant’è significativo il fatto che questo virus prenda di mira le persone e, anche se passa agli animali, non gli rechi danno! Non abbiamo visto morire nessun gregge, nessun branco di animali.
Quest’evento, di cui parliamo, per alcuni è un avvertimento; una punizione, per altri. Nella storia, quanti Stati che si affermavano con arroganza, hanno poi vissuto momenti difficili. E lo stesso succede anche oggi. Oggi si spendono molti più soldi per proteggersi da questo Corona, di quelli che sono stati negati ai rifugiati.
I virus ... Negli anni '80 apparve il virus HIV, che causò la malattia dell’AIDS. Quella fu una malattia molto diffusa nel mondo della droga, che si trasmetteva per via sessuale. Fu una pesante punizione per comunità immerse nella dissolutezza: una calamità, una grande sventura. Quanto più alta fu la sensibilità alla castità in un determinato ambiente, tanto meno vi si diffuse l’AIDS. Ad oggi, quel virus ha ucciso nel mondo 32 milioni di persone.
Per un virus che finisce, ne comincia un altro. Perché gli uomini non arrivano a capire del tutto il mondo dell’Aldilà. Questi sono tutti esempi, lezioni ... Cos'è il virus, allora? Il virus è una creatura. Un'essere invisibile a occhio nudo, quasi inesistente. Come un atomo, anch’esso invisibile a occhio nudo. Un granello di polvere riusciamo a vederlo ma un virus, no. Quest’ultimo riguarda però la vita dell’essere umano. Si diffonde usando il corpo umano come supporto e danneggia l'umanità intera. Il virus è un essere che ci insegna tante cose. Se la Maestà divina ha deciso così – guardando le cose di questo mondo, sul suo palcoscenico vediamo un bambino molto piccolo guidare un grande branco di cammelli. Altrimenti, un piccolissimo virus manda in rovina persone e Stati. Arriva lui e mette al tappeto un lottatore grande e grosso.
In altre parole, le economie della Cina e di altri grandi Stati suoi pari sono entrate in crisi, a causa di questo famoso virus Corona. Queste sono lezioni divine per persone, che sappiano trarne insegnamento. Ancora una volta, per chi aumenti i suoi sforzi di adorazione e obbedienza a Dio, questo caso fa guadagnare gradi di elevazione spirituale e di avvicinamento a Lui. Per altri ancora è il segreto di una prova, una disgrazia. E ci ricorda l’Aldilà.
Racconta Abdullah bin Omar:
“Il Profeta (che la benedizione e la Pace di Allah siano su di lui) ci ha detto:
‘Oh Muhâjirûn! Ci sono cinque cose, contro le quali cerco rifugio in Allah con tutte le mie forze affinché non vi avviciniate ad esse, quando ne sarete colpiti. (Nella sua grande misericordia, cioè, l’Inviato non vuole che la sua Comunità sia attratta da queste calamità. Poi ne indica le caratteristiche).
1 - Quando l'adulterio e la prostituzione compaiono in un popolo e, alla fine, quei peccati vengono commessi sotto gli occhi di tutti (oggi, non è forse così?), in esso si diffondono sicuramente pestilenze, epidemie e altre malattie, mai viste prima ...’”. Una va, una viene.
2 - “Se una nazione pratica il commercio con metodi illeciti, per punizione Allah non manderebbe più la pioggia, se non fosse per pietà verso gli animali.
3 - ... un popolo che non versi la zakat sui propri beni ...
4 - … quello che sicuramente capita alle genti che si allontanano dai comandi divini e dalla sunna del Rasûlu’l-lâh ... Qui si parla delle disgrazie che si abbatteranno su di loro. ... Allah li mette alla prova con un nemico, che prima non conoscevano …
5 - ... quando le persone alla guida delle loro comunità non agiranno in base al Libro di Dio, ma alle loro voglie ...".[14] Ecco, questo è quel che succede anche oggi.
Per porvi rimedio, nella ricorrenza del Miraj, parleremo dei punti su cui ci concentreremo in particolare in questi tre mesi benedetti:
1 - aumentare il pentimento e le richieste di perdono a Dio.
2 - Aumentare la nostra familiarità con il Corano, che comporta benessere e misericordia; in particolare, leggere ogni giorno le Sure Yâ Sîn, Al-Fath e i versetti del Corano per la guarigione.
3 - Fare la carità. È stato detto, infatti: “La carità tiene lontano le disgrazie”.[15]
4 - Vivere l'Islam e cercare di farlo vivere anche agli altri, a cominciare dalle nostre famiglie. In altre parole: “Comandare il bene e proibire il male”.
Allah, Maestà del Vero, ha detto:
"Voi siete la migliore comunità che sia stata suscitata tra gli uomini, (siete caritatevoli) raccomandate il bene e proibite ciò che è illecito…".[16]
Bisogna inoltre recitare molto la preghiera di Giona (‘alayhi as-salâm). Egli fu sottoposto a una prova. Gli era stato ordinato di predicare per quaranta giorni ma, tre giorni prima della fine, egli vi rinunciò. Vide che era il trentasettesimo giorno e solo due persone su centomila si erano convertite. Era molto avvilito e se ne andò, pieno di vergogna. Allora Allah lo punì, per aver lasciato l'incarico tre giorni prima di portarlo a termine. Quando fu nel ventre del pesce, egli pregò così: “…Non c'è altro dio all'infuori di Te! Gloria a Te! Io sono stato un ingiusto!".[17] Ciò significa, quindi, che anche questa preghiera è molto importante. Recitarla è molto utile - inshallah - contro alcune mancanze e disattenzioni.
D'altra parte ecco un altro esempio, da un punto di vista esteriore:
Il governatore dell’Egitto, Mukavkis, aveva inviato al Profeta un medico con molti doni. Il dottore rimase per un po', ma vide che non c’erano pazienti da curare. Il Profeta gli diede allora dei regali e disse:
“Dottore, potete tornare a casa. Perché noi siamo un popolo che non mangia se non ha fame. Se non abbiamo fame, non mangiamo. E, quando lo facciamo, non mangiamo mai a sazietà”.[18]
L’Inviato di Allah ha detto anche: "Riempite il vostro stomaco per un terzo di cibo, per un terzo d'acqua e per un terzo, d'aria". Consigli di salute…
Ancora una volta, i Compagni presero ad esempio per primo il Rasûlu’l-lâh... Lui e i suoi nobili Compagni non si saziavano mangiando, ma dando da mangiare agli altri. Ciò significa che, saziarsi facendo mangiare gli altri, è anche una gran cura per la propria salute.
Questa fu la preghiera di Yunus, ‘alayhi as-salâm: “Non c'è altro dio all'infuori di Te! Gloria a Te! Io sono stato un ingiusto!".[19] Per questo motivo egli ebbe a soffrire tanto.
Inoltre, tutte le nostre preghiere hanno bisogno di essere accettate da Dio. Non dimentichiamolo. Noi siamo fatti così: “Ho pregato, ho fatto tante salat, tanto bene ...”. Di nuovo, il servo si deve rifugiare nella Maestà divina.
Allah ha detto: “Se non avessimo accettato le sue invocazioni, il suo pentimento, egli sarebbe rimasto nel ventre del pesce fino al Giorno del Giudizio”.[20]). E ancora, nella Sura Al-Qalam (48-49): “Se una grazia del tuo Signore non gli avesse portato rimedio (se, cioè, non avessimo accolto le sue suppliche) egli sarebbe stato gettato su una riva deserta”.
Anche questo è un insegnamento per noi. Cercheremo, quindi, di eseguire i nostri riti di adorazione come si deve. Aumenteremo la nostra servitù a Dio e la nostra spiritualità. E, ancora una volta, ci rifugeremo nella Maestà divina.
In una lettera a uno studente, Hazret Khâlid al-Bağdâdî scrive: “Figlio mio, io non confido in nulla di tutto quello che ho fatto, in nessuna delle mie azioni. Prega per me, per il mio ultimo respiro: io confido solo della Misericordia di Allah. Muoio, rifugiandomi nella Sua Misericordia”.
In breve, a causa di questo virus Corona, l'uomo capirà la grande lezione che la Maestà divina sta dando a tutto il mondo: la propria debolezza.
Allah, Maestà del Vero, annientò il Faraone nel Mar Rosso. Distrusse le pretese di divinità di Nemrud con una mosca storpia. La mosca zoppa si poteva vedere ma il virus, no. Egli scompigliò l’esercito del superbo Abraha, i suoi elefanti, con degli uccellini. Quegli elefanti erano come i carri armati dell’epoca, sembravano invincibili. La Maestà divina li annientò, con degli uccellini.
Nel corso della storia questi segni ci sono sempre stati, per occhi capaci di vedere. Nell’anno 1912 il “Titanic”, un transatlantico considerato inaffondabile, si scontrò con un iceberg nel suo viaggio inaugurale e s’inabissò. Nel 1986, la navetta spaziale chiamata "Challenger” (La sfida), esplose poco dopo il suo lancio. Ora un piccolissimo virus, invisibile a occhi nudi, da una parte fa riflettere sull’impotenza dell’uomo; dall’altra, sull’infinita Potenza e Grandezza divine.
Il Corano ci ricorda l’orrore del Giorno del Giudizio: “Quel Giorno l'uomo dirà: ‘Dove fuggire?'”.[21] E ancora: “No, non avrà rifugio alcuno. In quel Giorno non ci sarà un riparo, il ritorno sarà solo presso il tuo Signore”. [22]
Se guardiamo all’oggi, è un momento critico. Un piccolo esempio. Esiste un posto al mondo, per sfuggire al virus? Con un granellino infinitesimale Allah ci dà un esempio di ciò che avverrà, nel Giorno del Giudizio Universale. Tutti fanno piani per sfuggire al virus, ma non c'è un posto dove potersi rifugiare. Può arrivare da qualsiasi parte. Tenuto conto di ciò, l’uomo deve meditare sulla morte.
Allah ci offre così tanti esempi… ad esempio, ogni notte noi ci immergiamo nel sonno. Questa è una prova generale della morte. Al mattino ci svegliamo, come se fosse una "resurrezione" dopo la morte. La morte è una fine inevitabile per tutti. Perciò si deve saper leggere il libro dell’Universo; vivere, consapevoli della caducità di questo mondo.
Il nostro Signore c’informa che i Suoi amici non avranno motivi di paura né dolore:
“لَا خَوْفٌ عَلَيْهِمْ وَلَا هُمْ يَحْزَنُونَ”. [23]
Chi sono costoro? Sono gli Amici intimi di Allah in questo mondo. E chi sono questi amici? "…chi verrà a Dio con un cuore puro".[24]
Quando viene al mondo, la persona nasce perfettamente pura; che possa tornare al Signore così coi suoi riti, i comportamenti, i rapporti con gli altri etc. Da Lui ci viene un invito al Paradiso. Il Signore dice all’anima riconciliata: “… entra tra i Miei servi pii, entra nel Mio Paradiso”.[25]
La ragione fondamentale del Mîrâj:
Allah - Maestà del Vero - ha dato vita a quest’evento, per mostrare al Profeta alcuni segni, alcune manifestazioni della Sua Grandezza. È da notare come il primo verso della Sura Isrâ’ inizi con un "viaggio notturno", affermando che Allah è esente da ogni difetto. "سُبْحَانَ الَّذِي". Allah è esente da ogni limite o difetto. Egli è dotato di tutte le qualità in modo perfetto e infinito, oltre ogni immaginazione. La Maestà divina c'informa che il Suo Potere supera di molto la comprensione umana:
“Di': Se il mare fosse inchiostro per scrivere le Parole del mio Signore e gli alberi, penne, di certo essi e il mare si esaurirebbero prima che le Parole del mio Signore finiscano".[26]
In un altro versetto, nella Sura di Luqmân:
“Anche se tutti gli alberi della terra diventassero calami, e al mare se ne aggiungessero altri sette (d’inchiostro), non potrebbero esaurire le parole di Allah... In verità Allah è il Dominatore assoluto, il Saggio”.[27]
Insomma, l’uomo deve capire d’esser sempre un servo dell’infinita Maestà divina. Egli dirà sempre: “Oh mio Dio!”. Non dimenticherà il suo Signore. D’altronde, il dhikr è questo: non dimenticare il Signore. Ovunque l'uomo volga lo sguardo, il suo cuore ricorderà immediatamente Allah e dirà: “Oh mio Dio!”. Se guarda un fiore, il suo passato, suo figlio, la Luna, il Sole; se pensa all'ossigeno nell’atmosfera, al rapporto immutabile dell'ossigeno con l’azoto ... dalla più piccola alla più grande, qualunque cosa creata da Dio lui guardi… se guarda dentro un atomo: protoni, neutroni e così via, all’indefinito… in un centimetro cubo ci sono migliaia di virus invisibili; e chissà quanti atomi! In un atomo ci sono tante altre particelle, e quante di loro sono ancora sconosciute! Insomma, nel microcosmo, anche la cosa più piccola è un mare sconfinato. E così anche nel macrocosmo: non c’è inizio, né fine. Che cosa sublime …
E ancora: nell'evento dell’Ascensione, prima che il Rasûlu’l-lâh cominciasse il suo viaggio, ci fu l'“apertura del petto”. Egli ha detto: “Nell’Hijir Ismail, accanto alla Kaaba, il mio petto fu aperto e riempito di sapienza e di saggezza”. Ciò dimostra che l'elevazione spirituale è possibile, con la purificazione del cuore. Esso sarà come uno specchio limpido. Un cuore tale, da non contenere ormai altro che la Luce divina. Allora esso diverrà più profondo, grazie al Corano e alla Conoscenza. “E gli ha insegnato a parlare chiaramente”.[28] I segreti, la Saggezza, si paleseranno cioè in quel cuore. Il cuore sarà liberato dalle passioni, dalle opacità mondane e le manifestazioni degli Arcani divini cominceranno ad avvolgerlo. Per beneficiare di questi misteri, di questa Conoscenza, è necessario quindi che il cuore sia purificato e rettificato.
Allah ha detto: “…ispirandole empietà e devozione. Ha successo invero chi la purifica (l’anima)”.[29] Il cuore si libererà del peccato e ne allontanerà, col timor di Dio. Purificandosi dagli appetiti terreni il cuore si unirà ad Allah, Maestà del Vero, e vivrà insieme a Lui. Come quando il fiume Sakarya sfocia nel Mar Nero, non è più possibile distinguere l’uno dall’altro; così, allorché il servo è difeso dalla vita mondana e dai desideri dell’io, comincia la sua amicizia intima col Signore.
“...Coloro che credono, che rasserenano i loro cuori al Ricordo di Allah”.[30] RicordarLo nel cuore dà un gran gusto, un gran piacere. Questo mondo diventa allora insapore.
Il Profeta ci ha trasmesso queste sue quattro caratteristiche, e continua a farlo ancora oggi.
1 - Le parole. Esse sono state fissate negli ahâdîth sharîf.
2 - Le azioni, i comportamenti. Anch’essi ci sono pervenuti tramite gli ahâdîth.
3 - Le cose che il nostro Profeta ha visto ma non ha vietato. Anch’esse sono state tramandate negli ahâdîth sharîf.
Tuttavia le parole sono stati spirituali del Rasûlu’l-lâh, ed esprimono la situazione del suo cuore. Per esempio, riguardo ad Abu Bakr Efendi, il sommo ... "Il secondo dei due".[31], il nostro Signore ha detto: “Quel che ho nel cuore, l’ho ispirato per primo in quello di Abu Bakr”. Riguardo ad Hazret-i Ali – che Allah sia soddisfatto di lui – ha detto: “Oh Ali, quanto mi somigli! Io sono come te, tu sei come me”. E questa catena va avanti, come il Sole che si riflette in uno specchio tenuto di fronte ad esso e poi, da quello ad un altro, a un altro ancora, senza interruzioni. Se lo specchio non è arrugginito quest’immagine, queste benedizioni, questa spiritualità, questo Soffio del Misericordioso che provengono dal nostro Signore continuano, per gradi. Ciò dipende dalla strada fatta dal cuore, dal suo allontanarsi da tutto ciò che non è Dio.
Il Profeta si rivolgeva nella direzione dello Yemen e diceva: “Sento il Soffio del Misericordioso, che proviene da quella direzione”.[32] Eppure l’Inviato, nostro Signore, non lo vide mai. E neanche Uways al-Qarani vide mai lui, con gli occhi del corpo. Ma che intimità di cuori, fra loro! “Sento il Soffio del Rahmân, che proviene dallo Yemen”, diceva. Cioè, più il cuore si avvicina all’Inviato con la grazia di Dio, più le manifestazioni del Soffio di Allah, il Misericordioso con tutti, compaiono in esso. Ecco, allora quel servo ottiene la vera Conoscenza, comincia a diventare un Saggio. Dalla Conoscenza diretta di Dio, in quel servitore ... Cioè, una finestra divina si apre nel suo cuore. Gli orizzonti si allargano. Ogni cosa ricorda sempre al servo il suo Signore ed egli esclama: “Oh mio Dio!”, dimentico di sé e persino di dire: “Io”. Il servo comincia a dire: “Oh mio Dio, Tu!”. Dice sempre: “Tu, oh mio Dio; Tu, oh mio Dio; Tu, oh mio Dio!”.
La funzione della profezia fu conferita a Mosè – ‘alayhi as-salâm - nella sacra valle di Tuwâ. In quel momento, sua moglie Safura stava partorendo. Allah inviò Mosè -‘alayhi as-salâm - al Faraone, per annunciargli la buona novella. Il Faraone era intrattabile. Frattanto Safura era in una grotta, dove aveva partorito. Mosè -‘alayhi as-salâm - chiese: “Oh Signore, come devo fare con Safura; dove andare, dove sistemarla?”. E la Maestà di Allah rispose: “Oh Mosè! Quando tua madre ti ha messo al mondo, chi ti ha protetto? Quando ti ha deposto in una cassetta nel Nilo, chi lo ha fatto? Chi ti ha protetto nella reggia del Faraone? Chi, quando eri solo e derelitto nei deserti di Madian?”. E Mosè --‘alayhi as-salâm - rispose sempre: “Tu, oh Signore; Tu, oh Signore; Tu, oh Signore…!”.
Insomma, il servo di Dio deve dimenticare di dire: "Io". Perché nell’io c'è auto-compiacimento, egocentrismo. Egli dirà sempre, invece: “Tu, oh Signore…!”. Ha vinto. Egli dirà: “È un dono Tuo, oh Signore!”. In breve, non Lo dimenticherà mai.
Questo "viaggio" avviene di notte. È la Maestà di Allah a farlo muovere. Poiché, per i credenti, le notti sono anche un tempo di grande misericordia. Affermando: “…quelli che implorano perdono nelle ultime ore della notte...".[33] Allah ne annuncia la salvezza;
Egli dice anche: “Che passano le notti in prosternazione e i giorni, in atti d'adorazione e servitù” (Az-Zumar, 9). Allora il cuore s'apre ai segreti divini, profondamente conscio d’essere uno di quelli che sanno”. E ancora: “... passano la notte prosternati e ritti davanti al loro Signore...”.[34] I servi di Dio, su cui si manifesta la Misericordia divina, sono "I compassionevoli".
4 - Allah, Maestà del Vero, che conduce il Suo servo in un modo eccezionale, gli mostra la Sua potenza e il Suo regno infiniti. In un attimo, distanze infinite... in un attimo. Il tempo si accorcia vertiginosamente: sempre di meno, meno, meno... Diventa un attimo, s’annulla. E in un attimo si colmano distanze incalcolabili. Cioè l’Inviato di Allah, nostro Signore, viene portato fuori dal Mondo della testimonianza (‘Alam ash-shuhûd). Oltrepassa il limite delle capacità umane. Allah è l’Agente Assoluto. Il Potere appartiene a Lui. Sempre. Perciò qualunque sia la vittoria, il successo ottenuto, il servo non dirà mai: "Io" ma, sempre: “Tu, oh Signore; è una Tua grazia, un Tuo dono ...”. Non si considererà cioè un essere a sé stante.
Mentre muoveva alla conquista della Mecca; anzi, entrando in città, il Profeta era in uno stato di profonda gratitudine. La sua barba toccava la schiena del cammello. Egli diceva: “Mio Dio! La vera vita è quella dell’Aldilà”. Quindi il servo non dimenticherà l’Aldilà. Tutte le benedizioni, sono benedizioni del Signore.
5 - Il viaggio del Rasûlu’l-lâh, nostro Signore, dalla Moschea di Al Harâm a quella di Al-Aqsâ, mostra in maniera ancora più forte il solido legame tra questi due centri religiosi, cui molti profeti sono stati inviati nel corso della storia. Due centri monoteistici. Quest’evento, questo viaggio-lampo si verifica cioè fra i due centri del monoteismo.
Ciò sta ad indicare come, agli occhi di Dio, l'Islam sia la sola religione, abbracciando tutte le altre che si sono manifestate da Adamo – 'alayhi as-salâm– fino al nostro Profeta. Pertanto, l'Islam è il vertice. Paragonarlo alle altre: “… non (la via) di coloro che sono incorsi nella Tua ira, né degli sviati”[35] indebolisce le fede.
In effetti, nella Moschea di Al Aqsâ l’Inviato - nostro Signore - guidò la preghiera collettiva di tutti i Profeti, colà riuniti. Questo è un altro segno. La Maestà di Allah liberi la Moschea di Al Aqsâ, che è stata usurpata. Noi non abbiamo saputa difenderla e per questo l’abbiamo persa. A guardar bene, è sempre successo così: quando non ci si occupa di una persona, della famiglia, della collettività, della nazione, ci pensa qualcun altro.
Inshâ’Allâh, la Maestà divina ci dia la sorte che torni ad esser nostra, che ci venga restituita. E sicuramente lo sarà. La Mecca è sempre stata centro del monoteismo, da Adamo - ‘alayhi as-salâm – fino al Profeta, nostro Signore. Al-Quds (Gerusalemme) lo è stata nel periodo da Hazret-i Mûsâ - ‘alayhi as-salâm -a Hazret-i Îsâ, ‘alayhi as-salâm. Significa che si è verificato un trasferimento fra questi due centri spirituali.
I miracoli del Miraj:
1 - Il tempo e lo spazio furono annullati. Nei suoi rapporti con tutte le altre creature, l'uomo ha limiti di tempo e di spazio. Qui il tempo si riduce al minimo, si azzera quasi, mentre lo spazio si dilata enormemente.
2 - Dalla più piccola particella al globo terrestre, l’universo è una vetrina divina. Vetrina della Sua Grandezza, dei flussi della Sua Potenza, dei Suoi ricami. La Maestà di Allah, il Vero, mostra al Suo Inviato solo alcuni di loro. Gli vengono fatti vedere il Paradiso e l’Inferno. Durante il colloquio, Egli afferma: “[finché] fu alla distanza di due archi o meno».[36] Il Profeta si avvicınò cioè alla Maestà divina, fino alla distanza di due archi. Fra gli arabi, quando due tribù si accordavano fra loro, deponevano i loro archi uno sull'altro. Da qui il detto: "La distanza di due archi". A noi, qui, non è dato di sapere altro. Dopo il Sidrat al-Muntahâ si verificò una tale vicinanza tra l’Inviato nostro Signore e la Maestà di Allah, il Vero.
Inoltre, Egli rivelò gli ultimi due versetti della Sura “Al-Baqara”: "'Āmana Ar-Rasūlu…", come dono alla sua Ummah. “Il Profeta ha creduto in tutto quello che è stato fatto scendere su di lui da parte del suo Signore, come del resto anche i credenti...”.[37] Anche i Musulmani credettero in ciò in cui aveva creduto il Profeta. Senza eccezioni. Perché gli articoli di fede non ammettono punti deboli. “…tutti credono in Allah, nei Suoi Angeli, nei Suoi Libri e nei Suoi Profeti. ‘Noi non facciamo differenza alcuna tra i Suoi Profeti’”.[38] Altri popoli non accettarono alcuni Profeti. Ma i Musulmani confermeranno tutti i Profeti inviati da Allah, Maestà del Vero.
" سَمِعْنَا وَاَطَعْنَا” (Abbiamo ascoltato e obbedito)”. (Al-Baqara, 285). E ancora: “Oh Signore! Cerchiamo rifugio nelle Tua Misericordia; è a Te che facciamo ritorno”.[39]
Inoltre: “مَا لَا طَاقَةَ لَنَا بِهِ (Allah non impone a nessun'anima nulla al di sopra delle sue capacità)...”. E cioè: “Signore, non imporci ciò per cui non abbiamo la forza”.[40] Per quanto riguarda i compiti che Allah ti ha dato, tu ne risponderai solo nella misura della fede, della grazia e delle forze a te concesse. Esse variano da persona a persona. Anche i Profeti sono diversi fra loro.
Ad esempio, se Dio ti chiedesse di sollevare un peso di 25 kg. e tu ne alzassi solo 20, saresti responsabile per i 5 kg. mancanti; se invece Lui ti desse la forza per 40 kg. e tu ne usassi solo per 38, risponderesti di quei due che hai tralasciato. “… مَا لَا طَاقَةَ لَنَا بِهِ (Ciò per cui non abbiamo la forza)”.[41] Allah, Maestà del Vero, non vuole che oltrepassiamo i nostri limiti. Nel Giorno del Giudizio, però, Egli chiederà conto delle possibilità date. E lo farà anche con i Profeti. A loro chiederà conto della predicazione.
Per questo, nel Pellegrinaggio dell’addio, l’Inviato alzò la mano tre volte e chiese: “Oh mia Comunità, vi ho comunicato la buona novella?”. Ed essi risposero: “Sì, l'hai fatto, oh Rasûl Allâh”. Allora egli disse tre volte: “Sii testimone, oh Signore; sii testimone, oh Signore; sii testimone, oh Signore!”.[42] In altre parole c'era in tutti, anche nel Profeta, la preoccupazione che nella propria servitù ci fosse qualche difetto, qualche mancanza.
E ancora: “... Quello che ognuno avrà guadagnato sarà a suo favore e ciò che avrà demeritato, sarà a suo danno…”.[43]). Allah manifesta, ancora una volta, la sua grande Misericordia: “... Signore, non ci punire per le nostre dimenticanze e i nostri sbagli...”.[44]
Le dimenticanze ... certo. Cercheremo di non dimenticare. In effetti anche dimenticare è una gran cosa. Ma naturalmente, se lo facciamo per negligenza… Allah, Maestà del Vero, afferma: “Non siate come coloro che dimenticano Allah e cui Allah fece dimenticare se stessi...”.[45]
Dopo di che, ancora una supplica: “...Signore, non caricarci di un peso grave come quello che imponesti a coloro che vennero prima di noi…!”.[46] Ciò significa che alla Comunità di Muhammad è stato affidato il carico più leggero. “...Oh Signore, non imporci ciò per cui le nostre forze sono inadeguate. Perdonaci! Salvaci! Abbi pietà di noi! Tu sei il nostro Patrono. Aiutaci contro i miscredenti!”.[47] In altre parole, questo indica quanto Allah ami la Comunità di Muhammad: tanto che, per essa, una porta del perdono si apre sempre.
Certo, la responsabilità ... il servo non deve dimenticare le proprie responsabilità. In un hadith riportato da Bukhârî, il Profeta dice: “Alla fine della Sura Al-Baqara ci sono due versetti la cui lettura è sufficiente, per quella notte. (In altre parole, il Profeta consiglia di leggere la Sura Al-Baqara ogni notte, o almeno “'Āmana Ar-Rasūlu…”, prima di coricarsi). Essa lo protegge da ogni male”.[48]
Anche la Sura Al Mulk è molto importante. Il Profeta, nostro Signore, ci fa sapere che è una protezione contro le pene e la durezza della tomba.
“E invero lo vide un'altra volta, prima del Loto del Limite (il limite cioè del Creato)”.[49]
Qui si parla di Jibrail. Una volta egli lo aveva visto, che copriva tutto il cielo con la sua presenza e ora lo vede di nuovo così, con seicento ali.
L’uomo deve pensare: pensare a un microbo, pensare a un virus, a quanto siano piccoli questi esseri. Pensare a un atomo: tanto piccolo, da essere quasi un nulla. Pensare anche a entità molto grandi. Lì è apparso Jibrail con seicento ali, a coprire tutto il cielo. Lì, il Profeta nostro Signore vide Jibrail accanto al Sidrat; lo vide con le sue seicento ali. Questo è un hadith-sharîf riferito da Muslim.[50]
Ancora il Sidrat al-Muntahâ: l’ultima, stupefacente stazione spirituale. Ne parla, come del limite estremo che desta meraviglia. Un livello di Conoscenza così alto, oltre il quale la mente umana non può spingersi. Giunto al Sidrat al-Muntahâ, Jibrâil disse:
“Oh Inviato di Allah! D’ora in poi procederai da solo”. Il Profeta, nostro Signore, chiese: “Perché, Jibrâil?”. E lui rispose: “La Maestà divina mi ha permesso di arrivare fin qui. Se facessi un solo passo in più, brucerei e sarei ridotto in cenere”.[51]
In altre parole, il più sublime fra gli uomini è il Rasûlu’l-lâh. Jibrâil è il più elevato fra gli angeli, ma l’uomo è sempre superiore all'angelo. Ma quale uomo? Un credente, servo di Allah, che purifichi il suo mondo interiore e abbia ottenuto la Conoscenza, è superiore agli angeli. Perché gli angeli non hanno un “io”.
Poi viene detto: “… nel Giardino di Ma’wa, accanto a lui …".[52] Dov'è il Paradiso di Ma ‘wa? È il Giardino in cui andranno i timorati di Dio e i Testimoni. Lì, all’Inviato di Allah viene mostrato il loro Paradiso. Qui si vede il loro livello spirituale.
Nella vita, la taqwâ è molto importante.
Il Profeta inviò Muʿādh nello Yemen. Al momento dell'addio, egli disse:
“Guarda, Muʿādh. In questo mondo noi non c’incontreremo più. Tu tornerai a Medina, ma allora io non ci sarò più. Spero che la mia tomba sarà qui”.
Muʿādh iniziò a piangere. Allora il Rasûlu’l-lâh disse:
“Non piangere Muʿādh; non piangere. I più vicini a me sono i timorati di Dio. Sono loro i più vicini a me: in ogni tempo, in ogni luogo. I più vicini a me sono i timorati di Dio”.[53]
“…nel momento in cui il Loto era coperto da quel che lo copriva. (Di fronte alle cose meravigliose che vide) non distolse lo sguardo e non andò oltre”.[54]
Allah, Maestà del Vero, diede una tale forza al Profeta, nostro Signore ... cosa che, probabilmente, non avvenne con Mûsâ, ‘alayhi as-salâm. Mûsâ svenne durante un colloquio col Signore:
“Oh Signore” egli esclamò: “Io voglio vederTi”. Dopo di che, Allah afferma: “Vide davvero alcuni fra i segni più grandi del suo Signore”.[55]
Mûsâ – che la Pace sia su di lui - svenne alla vista di una manifestazione divina ma l’Inviato di Allah – nostro Signore - non svenne. Lì vide solo alcuni dei Suoi grandi segni. Il Profeta si trovò di fronte a cose straordinarie, aldilà della comprensione umana.
1 - Stando a un racconto, quella notte l’Inviato vide la Luce di Allah. Vide anche le prove del Suo Essere, del Suo Potere e della Sua Grandezza. Le manifestazioni della Magnificenza divina ...
2 - Vide Jibrâil con un vestito di Rafraf, che riempiva tutto lo spazio fra il cielo e la terra con la sua presenza.[56] Certo, non si sa esattamente cosa sia Rafraf. C’è chi ne parla come di un vestito, chi di uno scranno; tanti, non sanno proprio cosa dire.
A questo riguardo, egli afferma di aver visto Jibrâil con un vestito di Rafraf. Del resto, dopo il Loto, anche il nostro Signore continuerà il suo viaggio con questo Rafraf.
3 - Quel che poi vide l’Inviato di Allah nel suo viaggio, nella notte dell’Isrâ e dell’Ascensione, furono cose meravigliose, inarrivabili, inafferrabili per la ragione umana, ma lui le vide e le comprese.
Qui il passato, il presente, lo stato si avvicinano l'un l'altro, si fondono insieme. Il nostro Signore ha detto: “Quella notte fui innalzato al cielo, giunsi ad una stazione spirituale tale, da sentire lo stridio del Calamo”.[57] La Penna che scrive il destino. Che tipo di penna è mai questa, come strideva…? In altre parole, essa si riconosce dal rumore che fa in questo mondo. Il nostro Signore afferma: “Ho udito lo stridio della Penna”. Egli ha sentito cioè il rumore della Penna che scrive i destini del Creato. Certamente c'era anche il virus dei giorni nostri, negli scritti di quella Penna.
Egli afferma: “Fui informato di realtà che superano ogni comprensione umana”. E ancora, dal racconto di Bukhârî: “Arrivato alla Al-Bayt al-mukaddas con Burak, il nostro Signore salì su di una grande roccia dura e da lì, in Cielo. Egli guidò la salat dei Profeti. Si racconta che, salendo in Cielo, lasciasse l'impronta dei piedi sulla roccia, come si può vedere ancora oggi”.
Questo è il racconto; noi non sappiamo altro.
Nel settimo cielo incontrò Ibrahim – ‘alayhi as-salâm – che gli disse: “Benvenuto, Figlio mio! Oh pio Profeta, sii il Benvenuto!”.
Durante il Miraj, le porte del Cielo si aprirono al nostro Signore. Si mostrò che la sua profezia non si limitava solo ai Quraysh e ai Sakîf della Mecca, ma si estendeva all’umanità intera e che egli era il Signore di tutti i mondi. In vita, cioè, egli fu il Signore dell'Universo; nel regno eterno, il Signore dei Paradisi.
Anche un credente diventa una bella figura di servo onorato al cospetto di Dio, nella misura in cui somigli al Suo Inviato per taqwâ. I nobili Compagni hanno detto: “Fra tanti ahâdîth, quello che ci rallegra di più è questo: ‘اَلْمَرْءُ مَعَ مَنْ أَحَبَّ (Ognuno starà insieme a chi ama)’”.[58]
Guardando il nostro Signore, i Compagni contemplarono un monumento e si riempirono di entusiasmo. Il gusto del mondo finì, si sciolsero come candele. Il gusto di stare col Rasûlu’l-lâh, nostro Signore, cancellò tutti gli altri sapori.
Un giorno il nostro Signore vide Thawban malinconico e gli chiese: “Thawban, perché sei triste? Cosa ti affligge?”.
Thawban rispose:
“O Messaggero di Dio: quando sono con te, la tua conversazione mi fa passare di stato in stato. Ma penso: che tu muoia prima, o dopo di me, io morirò comunque. Lì tu sarai il più alto dei Profeti, nella stazione spirituale più alta. Io, invece, non so dove sarò sbattuto, nel Giorno del Giudizio Universale. Quando ci penso, sprofondo nella malinconia. Sono triste”.
Il nostro Signore rimase un po' in silenzio. Poi disse: “Thawban, ciascuno starà con chi ama, Thawban". [59]
Ecco, questo è l'hadîth-i sharîf che piacque di più ai nobili Compagni. Per questo motivo, ciascuno di loro visse sempre in uno stato di consapevolezza:
“Se il Rasûlu’l-lâh - sallâllâhu alayhi wa sallam – fosse qui con me si rallegrerebbe di questo mio stato, o se ne dispiacerebbe? Sarà Allah soddisfatto di questo mio stato…?”.
Si è formata una società che si è sempre posta queste domande.
E ancora, Jibrâil dette tre ammonimenti. Primo: “Chi abbandona i genitori ormai anziani, che sia abbandonato dalla Misericordia divina!”.
Secondo: “Oh Rasûlu’l-lâh! Chi resta indifferente quando viene pronunciato il tuo nome, che resti lontano anche lui dalla Misericordia divina!”.
Terzo: “Chi entri nell’onorato mese di Ramadan e lo viva senza pensarci, che resti lontano anche lui dalla Misericordia divina!”.[60]
In altre parole, il Ramadan è importante, i nostri genitori sono importanti; ma più di tutto lo è la nostra vicinanza all’Inviato, nostro Signore. L’importante è avvicinarlo col cuore. Noi dobbiamo essere sempre in uno stato di meditazione, come i suoi nobili Compagni. " اَلْمَرْءُ مَعَ مَنْ أَحَبَّ (Ciascuno starà con chi ama)".[61] Per conquistare l’obiettivo di questo hadîth sharîf, ci si chiederà: "Se il Rasûlu’l-lâh fosse qui accanto a me sarebbe contento, vedendomi in questo stato…?".
Insomma, il Mîraj è il punto più alto dello sviluppo spirituale raggiungibile dall’uomo. È stato mostrato questo vertice. È stato proclamato cioè il limite estremo per l'ascensione spirituale dell'uomo. Il vertice dell’Unione Suprema può essere raggiunto solo, con la servitù a Dio. Pertanto il nostro Signore è " عَبْدُهُ وَ رَسُولُهُ (Il Suo servo e Inviato)". Quindi, la stazione spirituale più importante è quella della servitù a Dio.
Le creature sappiano che: “لِيَعْبُدُونِ (È solo perché Mi adorassero che ho creato i demoni e gli uomini)”.[62] “…”لِيَعْرِفُونِ” (in modo che Mi conoscano)…”.[63] Essere servi di Allah e conoscerLo nel cuore.
Quando Allah fece raggiungere quei sublimi livelli, quelle altissime stazioni spirituali al Suo Inviato (s.a.w.s.) durante l’Isrâ e il Mîraj, gli chiese:
“Oh Mio Inviato! Come vuoi che ti onori?”
E "Sallâllâhu alayhi wa sallam" rispose così:
“Oh Signore! Nella misura della mia capacità di servirTi (concedimi l’onore d’essere un Tuo servo), oh mio Signore!”.
A questo riguardo, discese il primo versetto della Sura Al-Isrâ.[64]
Dopo il Sidrat al-Muntahâ, si verificò l’evento del Rafraf. Dopo Sidrat, egli giunse alla distanza di "due archi".[65] Ma questa situazione fra l’amante e l’Amato rimane sconosciuta, per noi. Questo argomento è stato tenuto celato all'Umma. Pertanto, non ci è stato raccontato molto di quel che avvenne dopo Rafraf, dopo Sidrat al-Muntahâ. Non conosciamo quel lato. Là è oltre la comprensione umana.
Solo qui la salat è divenuta fard. Tutti i riti religiosi sono diventati fard con l’intervento di Jibrail eccetto la salat, che è stata dichiarata tale direttamente dal nostro Signore.
Nella salat c’è un altro segreto. Ha detto infatti Allah, Maestà del Vero: “... Prosternati e avvicinati”.[66]
È stato anche detto: “...اَلصَّلَاةُ عِمَادُ الدِّينِ (La salat è il pilastro della religione)”.[67]
Cioè, la maturità spirituale ottenuta con essa non può essere conseguita con nessun altro rito. La salat è la più importante fonte degli atti di culto, che portano il servo all’oceano dell’Unione col Signore.
Egli dice: “... Prosternati e avvicinati”. (Al ‘Alaq, 19)”.
La vicinanza dei servitori ad Allah, Maestà del Vero, si realizza con la prosternazione di una salat, fatta con pia umiltà di cuore. Egli dice: “... Prosternati e avvicinati”.[68] “La salat è l’eredità del Miraj”. (Suyûtî, Sharh Sunan Ibn Mājah, I, 313). La vicinanza del servo ad Allah, Maestà del Vero, si realizza con la prosternazione di una salat, fatta con pia umiltà di cuore.
Ha detto Aisha, nostra madre:
“Quando il nostro Signore faceva la salat dal suo petto sentivamo un suono, come di una caldaia in ebollizione. Quando sentiva l'adhan egli si estraniava da tutti quelli che gli stavano intorno, perché sarebbe comparso al cospetto di Dio”.[69]
Hazrat-i Ali (che Allah sia soddisfatto di lui) fu colpito da una freccia; solo dopo che si fu immerso in una salat, riuscirono ad estrargliela. Hazrat-i Omar fu ferito dalla lancia di un Mazdeo; Perse sangue abbondantemente e svenne. Non riuscirono a farlo riprendere. Qualcuno disse: “Omar, oh Califfo; il tempo della salat sta passando”. Allora Omar - radya Allâhu 'anhu - si alzò esclamando: “La salat! Senza la salat non c’è Islam!”.
Perciò il più bel regalo che i genitori possano fare ai loro figli è di prepararli alla salat, fin dalla più tenera età.
Racconta Ahmad ibn Hanbal Hazretleri:
“Mia madre diceva che, a dieci anni, mi aveva fatto imparare a memoria il Corano. A Baghdad, la notte, faceva molto freddo. Al mattino, lei mi riscaldava l'acqua per le abluzioni. Poi indossava il suo manto e mi accompagnava fino alla porta della Moschea”.[70]
Con l’importanza data dalla madre, i suoi sforzi, il suo timor di Dio, certo che poi il figlio è diventato Ahmad ibn Hanbal.
Sì, certo; le salat sono molte. Ci sono salat fard, sunna, nâfila, duhâ, awwâbîn, tahajjud, tarawih, hajj, shukr, husûf, kusûf e wudû.
Si tratta generalmente di salat sunna. Certo, le salat nâfila sono i riti che avvicinano a Dio. Allah, Maestà del Vero, ha detto: “Chiedete aiuto a Dio con la pazienza e le salat ...”.[71]
Quando il Faraone volle sedurre Sara, nostra madre, nel suo palazzo, lei si salvò facendo subito una salat di due rakaat. Arrivò il Faraone, ma le sue mani e i piedi cominciarono a tremare. Egli disse: “Questa donna ha fatto forse una magia? Via! Cacciatela via di qui. Anzi datele pure Hajar, purché se ne vada lontano”.
Certo questo dipende dall’ebbrezza, dallo stato d’immersione nell’amore divino. Prosternarsi mille volte, con quell'estasi. Provare quel rapimento nell’amore divino. La salat è questo …!
La salat è un atto di culto difficile. A fronte di tale difficoltà, però, essa protegge il servo dagli eccessi e da Munkar. Il Profeta, nostro Signore, ha detto: “È la luce dei miei occhi”.[72] E nel Corano è scritto: “Invero prospereranno i credenti, quelli che sono umili nella salat”.[73]
Un giorno venne un tale, che chiese al nostro Signore: “Oh Rasûlu’l-lâh! Insegnami la religione, ma sii breve e conciso”. Il nostro Signore rispose:
1 - “Quando ti alzi per la salat, eseguila come se stessi dicendo addio al mondo. Quando ti alzi per la salat, eseguila come se stessi dicendo addio al mondo.
2 – “Non dire parole di cui, poi, ti debba scusare”. Quindi pensaci, prima di parlare. “Non dire cose di cui, poi, ti debba scusare”.
3 – “Togli agli uomini la speranza nelle cose in loro possesso...".[74] Dobbiamo essere sottomessi e fiduciosi.
E ancora, la salat. La qibla del corpo sarà la Kaaba, quella del cuore: Allah, Maestà del Vero. Questo: sempre ...
Anche Hazret-i Ibrahim - ‘alayhi as-salâm - aveva questa preoccupazione: fare la salat con un pio timor di Dio, così come anche i suoi discendenti:
"Oh Signore! Fa' che io e i miei discendenti eseguiamo la salat con continuità. Oh Signore! Esaudisci questa mia preghiera".[75]
I genitori devono preoccuparsi, quindi, che i figli si mantengano sulla Retta Via ed abbiano un pio timor di Dio. Lavoreranno sodo per questo.
Dice un altro hadith sharîf, riferito da Tirmidhî, che si trova nel Muwatta: "Le vostre azioni migliori sono le salat".[76]
“Nel Giorno del Giudizio Universale, le prime azioni ad essere esaminate saranno le salat. Se il servo le avrà eseguite come vuole Allah, avrà la felicità. Conseguirà il suo scopo. Se non le fa o le esegue con negligenza sarà un perdente, e soffrirà un’amara sconfitta. Se gli mancheranno delle salat obbligatorie Allah, sia esaltata la Sua Magnificenza, dirà:
‘Il Mio servo ha forse delle salat supererogatorie? Controllate’. Le salat fard mancanti saranno compensate da quelle nâfila. Poi, verranno giudicate così anche le altre sue azioni’".[77]
Ha detto il Profeta, nostro Signore "Le azioni migliori sono le salat, eseguite a tempo debito".
Ecco una sua raccomandazione: "Thawban, cerca di fare molte, molte prosternazioni ...".[78]
C’era Abû Firâs. La notte egli portava l’acqua calda al nostro Signore, per le sue abluzioni e le pulizie. Un giorno, questi disse: “Abû Firâs, io ho dato qualcosa a tutti in cambio dei loro servizi, tranne che a te. Chiedimi pure quello che vuoi".
Lui rispose: “Nulla, oh Rasûlu’l-lâh; non desidero nulla dal mondo. Da te, sì: in Paradiso, voglio stare insieme a te ".
Il nostro Signore replicò: "Tu hai chiesto una cosa molto difficile". La sua stazione spirituale, infatti, è superiore a quella di tutti gli altri Profeti.
Abû Firâs disse: "No. Oh Inviato di Dio, io non voglio niente di mondano". Il Profeta concluse quindi: "Allora Abû Firâs aiutami e fai molte, molte prosternazioni".[79]
Questa è la notte in cui la salat è stata resa obbligatoria. Le nostre salat qadhâ, etc. vanno a sostituire quelle fatte con negligenza. Forse alcune non hanno rispettato l’âdâb dovuto. Quindi questa nostra notte diventa una notte di preghiera.
E, sempre a proposito della giornata di oggi, nella Sura Al-Muddaththir, coloro che entreranno nell’Inferno di fuoco saranno disperati. Da lontano, gli abitanti del Paradiso grideranno:
"Perché siete entrati nell’Inferno? Allah, Maestà del Vero, ha mandato i Profeti, ha mandato i Libri, l'universo stesso è un Libro divino. Perché siete all’Inferno?" diranno. E quelli risponderanno:
1 - "Noi eravamo gente che non pregava".
Certo, il Giorno del Giudizio sarà molto difficile. Il giorno in cui i genitori si allontaneranno dai figli. “وَامْتَازُوا الْيَوْمَ اَيُّهَا الْمُجْرِمُونَ” [80] "Voi siete colpevoli, da questa parte!", verrà detto loro. E ancora: "Voi siete i viaggiatori dell’Inferno". Quelli risponderanno: "Noi non eseguivamo la salat".
2 - "Noi non eravamo fra coloro che nutrono gli affamati". Oggi la mancanza di misericordia, di pietà, l’egoismo nel mondo...
3 - Le prove cui siamo sottoposti di nuovo oggi. Diranno: "Eravamo con chi era sprofondato nella negligenza". Il telefonino sempre in mano, le strade sbagliate di internet e della televisione, il deismo, il femminismo, certe istigazioni…
Purtroppo questa generazione si sta perdendo, come legni trascinati dalla corrente.
4 - "Eravamo diventati ribelli a Dio".[81] Come ai tempi prima dell’Islam. In altre parole, diranno di essere tra quelli che non accettarono la grande notizia, la notizia dell’Aldilà.
Diranno: "Venne la morte e ci colpì". Che Dio ce ne scampi… [82]
Qui si aprono degli scenari. C’è l’ascolto dello stridio della Penna che scrive il destino. Questo stato ci è ignoto.
Egli racconta: “Qui vidi Abdurrahman ibn Awf. Camminava con le mani e coi piedi, camminava verso il Paradiso”. In altre parole procedeva verso il suo obiettivo, gattonando come un bambino.
Gli chiesi:
"Oh Abdurrahman bin Awf, perché stai avanzando con tanta difficoltà?".
Egli rispose:
“Oh Inviato di Allah! Ho passato grandi tribolazioni: tali, da far invecchiare anche un bambino, per il rendiconto dei miei averi. Pensavo di non vederti mai più. Ma quando ti ho visto, sono stato molto contento, oh Rasûlu’l-lâh”. Egli era uno degli Al-Asharaa al-Mubasharûn bi-l-Janna (I Dieci Benedetti in Paradiso). Lo riferisce Muhammad Pârsâ Hazretleri, nel suo Faslu'l-Hitab.[83]
E ancora: “Vidi un gruppo di persone. Avevano labbra come quelle di un cammello; alcuni addetti gliele tagliavano e mettevano pietre roventi nelle loro bocche. Queste pietre uscivano poi dai loro ani. Entravano dalle bocche e uscivano dagli ani. Chiesi:
‘Oh Jibrail! E questi chi sono? ’.
‘Sono coloro i quali si sono appropriati ingiustamente dei beni degli orfani’”.[84]
A tale riguardo mi viene in mente, che i nostri antenati hanno sempre fondato delle waqf e partecipato alle loro attività. Fra loro, naturalmente, c'erano anche quelle degli orfani. Quelle delle vedove, delle donne nubili. Una cosa, anche questa, che fa riflettere. “Si appropriarono senza alcun diritto dei beni degli orfani”. Nelle loro bocche vengono introdotte delle pietre, che escono poi dagli ani. …
E ancora: “Poi vidi un gruppo di persone cui venivano tagliate delle strisce di pelle, che poi venivano introdotte nelle loro bocche. E gridavano loro: ‘Mangiate ora come mangiaste allora!’. Chiesi chi fossero:
Risposero: ‘Costoro, seminatori di discordia, mangiavano la carne delle persone, erano maldicenti. Attaccavano l’onore e la decenza altrui’.[85]
“Vidi poi un altro gruppo. Davanti a loro c’erano dei begli arrosti ma essi se ne distoglievano, gettandosi invece su delle carcasse per divorarle.
‘E questi, chi sono? ’ ‘Sono gli adulteri, che lasciarono le loro donne halâl per cercare quelle haram’.[86]
Un giorno mentre andavo alla salat del mattino, vidi un gatto di fronte a un topo. Il topo era come impietrito dalla paura e il gatto mi fissava in malo modo. Forse si chiedeva se lo avrei scacciato, se sarebbe stato privato di quel topo. Se gli avessi messo davanti un arrosto lo avrebbe lasciato, per balzare sul topo. Fu molto istruttivo: "Sono gli adulteri, che hanno lasciato le loro donne halâl per andare con quelle harâm". Quelli che convivono senza matrimonio. Oggi, purtroppo, anche questo sta dilagando come una tentazione – che Dio ce ne scampi.
“Poi vidi uomini con pance gonfie come case. Costoro erano coloro i quali si nutrivano di interessi. Erano gli usurai e si nutrivano di interessi".[87] Sono "…come chi sia stato toccato da Satana".[88]. E continua:
“Vidi alcune donne, che erano appese per i seni. E ne vidi altre sottosopra, appese a testa in giù per i piedi.
Chiesi chi fossero:
‘Queste sono le donne che commisero adulterio, e uccisero i propri figli’”.
Oggi bisogna pensare ai macellai dell'aborto. Questo è un hadîth molto importante, riportato da Bukhârî e Muslim:
“(Durante il Miraj) mi fermai alla porta del Paradiso e guardai dentro. Coloro che vi entravano erano, per lo più, poveri. I ricchi erano prigionieri, aspettavano (di render conto delle loro azioni). Fu ordinato che chi era destinato all'Inferno fosse gettato nel fuoco. Mi fermai alle porte dell'Inferno; la maggior parte di quelli che entravano erano donne”.
Ora: Allah, Maestà del Vero, ha dotato le donne di grandi sentimenti, sia in senso positivo che negativo. Se andiamo a vedere, vediamo donne che hanno fatto deviare interi popoli. Ad esempio, nella gente di Thamûd ci furono due donne, che sviarono una grande nazione. Ce ne sono però state anche di quelle, che li hanno rigenerati. E se andiamo a vedere le vittorie, troviamo sempre quelle madri virtuose e pie, che segnarono i figli col rosso del sacrificio e poi li lasciarono andare.
Il nostro Signore ha detto anche: “Tre cose mi piacevano del vostro mondo. Una di queste erano le donne pie e virtuose”.
E ancora: “Il Paradiso è sotto i piedi delle donne virtuose e pie”.[89] Ciò significa che noi prepareremo per le nostri figlie, per le nostre bambine un futuro straordinario - inshâ’Allâh - nella misura in cui sapremo educarle ad essere pie e virtuose. Altrimenti, se le lasciamo in balìa delle mode, il risultato non potrà essere nulla di buono.
Al nostro Maestro Abû Bakr viene dato qui il titolo di Siddîq (il Veridico). Gli chiesero:
“Abû Bakr, come puoi accetterai questo? Guarda, è partito verso l’Infinito e dicono che sia già tornato”.
Abû Bakr rispose:
“Confermo che lui è andato molto lontano da qui.
“Tu mi dici questo” disse ad Abû Jahil: “Io confermo che lui è andato ben oltre. Confermo i versetti che ci porta giorno e notte”.
Disse: “Chi gli manda quelle comunicazioni, non è forse capace di portarcelo di persona?”. Abû Bakr voleva dire questo: “Come puoi essere così sciocco?”.[90] Cose del Mîraj ...
Nel suo libro Duâlar e Zikirler Sâmi Efendi afferma che in questa notte del Miraj è cosa encomiabile eseguire una salat di 12 rakaat. Che avrà, cioè, benefici effetti …
Ci sono inoltre altre cose, come le richieste di perdono a Dio. Ma io penso che chi vorrà saldare i suoi debiti, se ha delle salat qadhâ da fare, questa notte le esegua - inshâ'Allâh. Ci sono anche le salat che abbiamo eseguito con negligenza, e quelle per le pulizie intime fatte sbadatamente.
Questa notte, inshâ'Allâh, cerchiamo di dire importanza alla salat, all’elemosina, a chi non ha nessuno, ai derelitti, alle richieste di perdono a Dio. Inshâ'Allâh.
Ecco: capire il nostro Signore, capire il significato della notte del Miraj ...
Che Allah, Maestà del Vero, conceda a noi tutti la possibilità di comprendere il significato di questa notte del Miraj, così come anche quello della Laylat al-Qadr. Che Allah protegga con la Sua Misericordia e la Sua Pietà la Comunità di Muhammad - inshâ'Allâh - da questa calamità (l’epidemia del virus), che è un banco di prova. Può essere un'occasione per tutto il mondo affinché pervenga alla Retta Via, perché è un grande ammonimento divino. Chissà quante volte il mondo ha visto una catastrofe simile! Vediamo che, di tanto in tanto, popoli interi sono stati annientati a ragion veduta da malattie, invasioni nemiche, etc. …
Ma questo è un grande avvertimento divino che ha scosso il mondo e sconvolto il suo ordine economico. Che Allah, Maestà del Vero, faccia cessare al più presto questa calamità con le manifestazioni del Suo Attributo Al-Rahmân, in onore di questa notte benedetta - inshâ'Allâh.
SupplicandoLo che questa nostra preghiera sia accettata, recitiamo una Fâtiha. Per Allah…!
[1] Il Corano, Sura XV, Al-Hijr (La Roccia), 72
[2] Ibid., XXXIII, Al-Ahzâb (I Coalizzati), 56.
[3] Il Corano, Sura CII, At-Takâthur (Fare a gara nel contarvi), 8.
[4] Ibid., III, Al-'Imran (La famiglia di Imran),164.
[5] Ibid.
[6] Il Corano, Sura XVII, Al Isrâ' (Il Viaggio Notturno), 1.
[7] Ibid., LXXVIII, An-Nabâ' (L'Annuncio), 2.
[8] Ibn Hishâm, II, 29-30; Haysamî, VI, 35.
[9] Il Corano, Sura XCIV, Ash-Sharh (L'Apertura), 5-6.
[10] Ibid., LXXXIX, Al-Fajr (L'Alba), 28.
[11] Il Corano, Sura IX, At-Tawba ( Il Pentimento o la Disapprovazione), 100.
[12] Cfr. Bukhârî, ‘Ilm, 24.
[13] Ibid., Îman, 16.
[14] Ibn Mâja, Fitan, 22; Hâkim, IV, 583/8623; Al-Bayhaqî, Shuab, III, 197.
[15] Tirmidhî, Zakat, 28/664; Suyûtî, Al-Jâmiu’ as-Saghîr, I, 108.
[16] Il Corano, Sura III, Âl 'Imrân (La Famiglia di Imran), 110.
[17] Ibid., XXI, Al-Anbiyâ' (I Profeti), 87.
[18] Halabî, Insânu'l-Uyûn, III, 299.
[19] Ibid., XXI, Al-Anbiyâ' (I Profeti), 87.
[20] Ibid., XXXVII, As-Sâffât (I Ranghi), 143-144.
[21] Il Corano, Sura LXXV, Al-Qiyâma (La Resurrezione), 10.
[22] Ibid., 11-12.
[23] Ib., X, Yûnus (Giona), 62.
[24] Ib., XXVI, Ash-Shu'arâ' (I Poeti), 89.
[25] Ibid., LXXXIX, Al-Fajr (L'Alba), 29-30.
[26] Ib., XVIII, Al-Kahf (La Caverna), 109.
[27] Ib., XXXI, Luqmân, 27.
[28] Il Corano, Sura LV, Ar-Rahmân (Il Compassionevole), 4.
[29] Ibid., XCI, Ash-Shams (Il Sole), 8-9.
[30] Ib., XIII, Ar-Ra'd (Il Tuono), 28.
[31] Ib., IX, At-Tawba ( Il Pentimento), 40.
[32] Taberânî, Kebîr, VII, 52/6358.
[33] Il Corano, Sura III, Âl 'Imrân (La Famiglia di Imran), 17.
[34] Il Corano, Sura, XXV, Al-Furqân (Il Discrimine), 64.
[35] Ibid., I, Al-Fâtiha (L'Aprente), 7.
[36] Il Corano, Sura LIII, An-Najm (La Stella), 9.
[37] Ibid., II, Al-Baqara (La Giovenca), 285.
[38] Ib.
[39] Ib.
[40] Il Corano, Sura II, Al-Baqara (La Giovenca), 286.
[41] Ibidem.
[42] V. Muslim, Hajj, 147; Abu Dâwûd, Manâsiq, 56; Ibn Mâja, Manâsiq, 76, 84; Ahmad, V, 30; Ibn Hishâm, IV, 275-276.
[43] Il Corano, Sura II, Al-Baqara (La Giovenca), 286.
[44] Ibidem.
[45] Ibid., LIX, Al-Hashr (L'Esodo), 19.
[46] Ib., II, Al-Baqara (La Giovenca), 286.
[47] Il Corano, Sura II, Al-Baqara (La Giovenca), 286
[48] Bukhârî, Fada'il al-Quran 10; Muslim, Musâfirîn, 255.
[49] Il Corano, Sura LIII, An-Najm (La Stella), 13-14.
[50] Muslim, Îman, 280.
[51] V. Râdhî, XXVIII, 251.
[52] Il Corano, Sura LIII, An-Najm (La Stella), 15.
[53] V. Ahmad, V, 235; Haysamî, IX, 22.
[54] Il Corano, Sura LIII, An-Najm (La Stella), 16-17.
[55] Ibid., 18.
[56] Tirmidhî, Tafsir 53/3283.
[57] Bukhârî, Salaat, 1.
[58] (V. Muslim, Birr, 163).
[59] V. Muslim, Birr, 163.
[60] Hâkim, Mustadrak, IV, 170.
[61] Bukhârî, Adab, 96.
[62] Il Corano, Sura LI, Adh-Dhâriyât (Quelle che spargono ), 56.
[63] Ibn Kathir, IV, 255.
[64] Âlûsî, XV, 4.
[65] Il Corano, Sura LI, Adh-Dhâriyât (Quelle che spargono ), 9.
[66] Ibidem, XCVI, Al-'Alaq (L'Aderenza), 19.
[67] Beyhakî, Shuabu'l-Îman, IV, 300/2550.
[68] Il Corano, Sura XCVI, Al-'Alaq (L'Aderenza), 19.
[69] Abu Dâwûd, Salat, 157; Al-Nasâ'î, Sahv, 18.
[70] V. Ali al-Qarni, Durûs, XXVI, 4, XLIII, 21.
[71] Il Corano, Sura II, Al-Baqara (La Giovenca), 45.
[72] V. Al-Nasâ'î, Ishratu'n-Nisâ, 1.
[73] Il Corano, Sura XXIII, Al-Mu'minûn (I Credenti), 1-2.
[74] Ibn-i Mâja, Zuhd, 15; Ahmad, V, 412.
[75] Il Corano, Sura XIV, Ibrâhîm (Abramo), 40.
[76] Tirmidhî, Muwatta', Tahârat, 6.
[77] Tirmidhî, Salât, 188/413; Nasâî, Salât, 9/462.
[78] Muslim, Salât, 225.
[79] V.Muslim, Salât, 226.
[80] Il Corano, Sura XXXVI, Yâ Sîn, 59.
[81] Il Corano, Sura LXXVIII, An-Nabâ' (L'Annuncio), 2.
[82] Ibidem, LXXIV, Al-Muddaththir (L'Avvolto nel Mantello), 40-47.
[83] V. Muhammad Pârsâ, Faslu'l-Hıtâb, p. 403.
[84] Tabarî, XV, 18-19.
[85] Abû Dâwûd, Adab, 35/4878; Ahmad, III, 224.
[86] Haysamî, I, 67-68).
[87] Ibn Mâja, Tijârât, 58/2273.
[88] Il Corano, Sura II, Al-Baqara (La giovenca), 275.
[89] Ahmad III, 429; Nasâî, Jihâd, 6.
[90] (Ibn Hisham, II, 5).